Con Green Public Procurement si intente la logica dell’inserimento di criteri di preferibilità di soluzioni a basso impatto ambientale nelle procedure di acquisto della Pubblica Amministrazione. Si tratta di un percorso che cerca di trovare un equilibrio tra budget, efficienza dei processi di approvvigionamento e sempre maggiore sostenibilità dei beni e dei servizi acquistati.
I benefici del GPP
Con il GPP (Green Public Procurement) la Pubblica Amministrazione diventa protagonista di una strategia di sviluppo sostenibile. La stessa Commissione europea assegna al GPP un ruolo di carattere strategico per le politiche di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Grazie al GPP le Pubbliche Amministrazioni possono:
- influenzare il mercato, le imprese e i prodotti/servizi ivi presenti, favorendo in generale la diffusione della innovazione tecnologica ed in particolare il raggiungimento di obiettivi di miglioramento ambientale;
- favorire l’integrazione delle considerazioni ambientali nelle altre politiche (trasporti, energia, ecc.);
- favorire, attraverso il proprio esempio, l’acquisizione di una maggiore consapevolezza ambientale da parte dei consumatori.
L’applicazione di una politica di GPP come quella indicata nel Piano d’Azione Nazionale (PAN), è l’occasione per operare una razionalizzazione dei consumi ed una loro migliore contabilizzazione. In tal modo, in aggiunta ai risultati ambientali, è possibile conseguire importanti risultati economici. L’adozione di criteri ambientali minimi per le differenti tipologie di prodotti e servizi, darà la possibilità a tutte le Pubbliche Amministrazioni di varare una politica di GPP omogenea e coordinata a livello nazionale. Per questi motivi considero il GPP tra gli strumenti prioritari nello sviluppo di un’intelligente ed efficace strategia per produzione e consumo sostenibili, atta ad affrontare le principali sfide ambientali che abbiamo di fonte a livello planetario.
Il green public procurement in Italia
Negli ultimi anni sono comunque stati inviati dall’Europa molti altri stimoli ai Paesi membri affinché adottassero i criteri del GPP. D’altra parte, in media negli Stati europei gli acquisti pubblici pesano per il 14% del PIL, e in Italia il giro d’affari arriva al 17% del Prodotto Interno Lordo nazionale. Si tratta quindi di un comparto la cui impronta ambientale ha un impatto enorme, ed è il motivo per cui anche nel nostro Paese i primi segnali in questo senso sono arrivati in tempi non sospetti.
Con l’approvazione da parte del Cipe della delibera n. 57 del 2 agosto 2002 “Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia”, si stabilisce che “almeno il 30% dei beni acquistati debba rispondere anche a requisiti ecologici e con la legge 296/2006 si istituisce un vero Piano d’azione nazionale basato su tre obiettivi ambientali strategici: efficienza e risparmio di risorse naturali, riduzione dei rifiuti prodotti e della loro pericolosità, abbattimento dell’uso e dell’emissione di sostanze pericolose. Dal piano sono discese poi delle specifiche sui Criteri ambientali minimi (Cam) da adottare rispetto ai diversi settori merceologici o servizi. L’inserimento dei Cam nei documenti di gara è divenuto obbligatorio in seguito all’emanazione del nuovo codice appalti del 2016, che all’art.34 prevede per l’appunto l’applicazione dei Cam nelle gare pubbliche: viene così prescritto un vincolo specifico rispetto ai prodotti e ai servizi per i quali siano stati emanati i relativi Cam dal Ministero dell’Ambiente, e per acquistare i quali occorre inserire nella documentazione di gara almeno le specifiche tecniche e le clausole contrattuali contenute nei Cam.
Il ruolo delle tecnologie
La transizione ecologica in Italia va di parti passo con la transizione digitale. Il digitale è una parte fondamentale perché è necessario fare leva sulle nuove tecnologie per potenziare l’efficacia dei piani di Green Public Procurement già avviati e per attivarne di nuovi. Al di là delle soluzioni per la fatturazione elettronica e la gestione documentale digitalizzata, la Pubblica amministrazione e i suoi partner devono guardare con fiducia soprattutto ai sistemi di intelligenza artificiale.
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